Tanti dati, una sola conclusione:
l’economia italiana è bloccata. Inoltre, l’assenza di spunti concreti per una
ripresa solida a breve termine, impone di collocare la variazione del PIL 2019
tra il -0,1% e il +0,1%, quindi al di sotto delle attese governative (+0,2%).
L’assenza d’inflazione è un ulteriore
segnale della scarsa dinamicità dei consumi, l’unica leva, soprattutto in
questo momento di incertezza sul futuro degli scambi internazionali, che
potrebbe ridare un minimo di slancio. D’altra parte, la stabilità dei prezzi
costituisce ancora il principale sostegno al potere d’acquisto che, però, senza
crescita, non può svilupparsi adeguatamente.
Anche l’inflazione nella media del
2019 difficilmente arriverà all’1%. Componente in volume e componente nominale
del PIL contribuiscono a peggiorare i parametri rilevanti della finanza
pubblica. E’ il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat di
oggi.
Anche la presenza di un quadro del mercato
del lavoro sostanzialmente favorevole - continua la nota - non è sufficiente a
supportare aspettative di ripresa. Sono mesi, infatti, che l’occupazione sembra
seguire percorsi non direttamente collegati alle dinamiche produttive in atto.
Se, fino ad oggi, gran parte dell’evoluzione era spiegata dalla permanenza sul
lavoro di coloro che ancora non avevano i requisiti richiesti dalla Legge
Fornero, è possibile che, con il pieno dispiegarsi degli effetti derivanti da
“Quota 100”, si torni a dinamiche più coerenti con l’evoluzione dell’economia
reale.
In quest’ottica - conclude l’Ufficio Studi - è necessario che
la prossima legge di bilancio metta in campo strumenti adeguati in grado di
favorire, almeno nel 2020, una crescita che si avvicini all’1%. Eventuali
interventi sull’Iva, comprese fantasiose ipotesi di “rimodulazione”,
peggiorerebbero rapidamente la già fragile situazione attuale.
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